Carlo Piaggia
Carlo Piaggia, Esploratore italiano
Nato il 4 gennaio 1827 alla Badia di Cantignano presso Lucca, si recò giovanissimo in Africa, dimorando prima a Tunisi, poi più lungamente ad Alessandria, dove egli esercitò svariati mestieri, Nel 1856 si trasferì a Khartum e da qui iniziò, soprattutto con lo scopo di andare a caccia di animali rari, un viaggio sull'Alto Nilo che lo condusse oltre Gondokoro dove pochissimi Europei erano fino ad allora arrivati. Di ritorno in patria, dopo un breve soggiorno, riprese la via dell'Egitto e accompagnò il naturalista Orazio Antinori in un viaggio di studi nel bacino del Fiume delle Gazzelle (1860-61) fino alle soglie del misterioso paese dei Niam-Niam.
Appassionatosi all'idea di penetrare in questo paese, appena ritornato a Khartum compì una serie di ricognizioni (1863-1865) in regioni mai prima visitate da Europei, rimanendo un anno intero, del tutto solo, fra i Niam-Niam.
Osservatore intelligente e attento, per quanto dotato di scarsa cultura e privo di preparazione scientifica, poté, al ritorno in patria (1866), recare buona messe di notizie, soprattutto d'indole etnografica.
Nel gennaio 1871 Giacomo Doria, allora segretario della Società geografica, ne richiese di nuovo l'opera per coadiuvare l'Antinori che attendeva a raccolte naturalistiche, fra i Bogos, al margine settentrionale dell'altipiano etiopico. Da lì passò poi a Massaua e di là intraprese, in compagnia del francese A. Raffray, un viaggio in Etiopia che lo portò, dopo molte peripezie, sul lago Tana ed ivi fece un lungo soggiorno, durante il quale compì anche la circumnavigazione del lago. Dal Tana, al principio del 1875 discese per la via dell'Atbara e del Nilo Azzurro a Khartum. Quivi, mentre preparava un nuovo viaggio, ebbe da Gordon pascià, impegnato allora nell'opera di riorganizzazione del Sudan, l'invito di raggiungerlo sull'alto Nilo, insieme con Romolo Gessi; egli tentò allora l'ardua impresa di aprire una via d'accesso fluviale ai grandi laghi, risalendo in barca il Nilo da Dufileli; il tentativo lo condusse alla scoperta del lago Capechi, l'attuale Kioga (1876).
Tornato al Cairo, fu accolto con molto onore. Qui conobbe il viaggiatore tedesco G. Schweinfurth e per suo mezzo cedette al Museo di Berlino una ricca raccolta di oggetti etnografici.
Rimpatriato nel 1877, fu insignito di medaglia d'oro dalla Società geografica italiana, onorato dall'Accademia lucchese e incitato a pubblicare le sue note e memorie di viaggio; ma, ripreso dal fascino dell'Africa, nel maggio 1878 lasciò ancora l'Italia e nel settembre fece di nuovo ritorno a Khartum e risalì Nilo Azzurro fino a Carcoggi e Famaka, dove soggiornò a lungo facendo raccolte zoologiche.
Tornato ancora una volta a Khartum, e appreso che due membri d'una spedizione inviata dalla R. Società geografica in Etiopia, Antonio Cecchi e Giovanni Chiarini, erano stati fatti prigionieri e confinati a Cialla nel Ghera, volle raggiungerli per la via del Nilo Azzurro per ottenerne la liberazione. Partito nel luglio del 1880, raggiunsedi nuovo Famaka, dove si trattenne a lungo; solo al principio del 1881 riuscì con grande difficoltà a raggiungere Beni Sciangol, ma qui fu arrestato e trattato quasi come prigioniero. Nell'aprile fece ritorno a Khartum. Assai stanco e abbattuto per i travagli di quest'ultimo viaggio, accettò tuttavia di raggiungere il viaggiatore olandese G. M. Schuver che si era inoltrato nel bacino del Nilo Azzurro, spingendosi fino a Carcoggi, dove, prostrato da malattia, morì il 17 gennaio 1882.