Mario Tobino


Secondo di quattro figli, nacque a Viareggio, dove visse, nei primi anni, con grande libertà di azione e di frequentazioni. A Viareggio frequentò le elementari e quattro anni di ginnasio, poi fu mandato per un anno in collegio, a Collesalvetti, a correggere una certa sopravvenuta insofferenza agli studi e alla disciplina.

Compì gli studi liceali a Massa, ma conseguì la maturità a Pisa, da privatista. Durante il liceo scoprì la letteratura: leggendo Machiavelli, provò emozioni vivissime, primo segno della sua vocazione di scrittore; poi si appassionò a Dante (che rimase sempre la sua passione e la cui vita e personalità ricostruì in Biondo era e bello), Tacito e Orazio e si aprì alla grande letteratura europea e americana.

Iniziò gli studi di medicina a Pisa, ma li concluse a Bologna, nel 1936. Parallelamente svolgeva una sia pur limitata attività letteraria e cominciò a pubblicare qualcosa su riviste aperte ai contributi dei giovani letterati. Si fece notare e, nel 1934, pubblicò Poesie, la sua prima raccolta di versi. Dopo la laurea e il servizio militare, che Tobino svolse prima a Firenze, poi a Merano come ufficiale medico nel Quinto Alpini, tornò a Bologna, si specializzò in neurologia, psichiatria e medicina legale e fece pratica nell’ospedale psichiatrico di Ancona. Durante questa esperienza di lavoro in manicomio, compose una serie di poesie, pubblicate nel 1939 col titolo di Amicizia. Nel 1940, quando l’Italia entrò in guerra, fu mobilitato e inviato sul fronte libico, dove rimase fino al ’42. Questa esperienza ispirò allo scrittore poesie successivamente ordinate e pubblicate e il romanzo Il deserto della Libia (1952). Congedato nel ’42 e tornato in Italia, prestò servizio per qualche mese nell’ospedale psichiatrico di Firenze, poi, verso la fine dell’anno, passò a quello di Maggiano (Lucca); sempre nel 1942 pubblicò la raccolta di poesie Veleno e Amore, il romanzo Il figlio del farmacista e i racconti riuniti sotto il titolo La gelosia del marinaio. Nel ’43 aderì alla Resistenza, alle cui vicende si ispirerà nella composizione del romanzo Il clandestino. Nel dopoguerra Tobino si dedicò alla sua carriera di psichiatra a Maggiano, dove diventò primario del reparto femminile e rimase finché andò in pensione, e contemporaneamente proseguì la sua attività di scrittore, raggiungendo una notorietà sempre più vasta e riconoscimenti numerosi.

Morì ad Agrigento l’11 dicembre del 1991.

'La brace dei Biassoli' di Mario Tobino con dedica (1991).

'La ladra' di Mario Tobino con dedica (1991).